IL CICLO DELLA COMPETENZA

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uomo che corre attraverso i neuroni

In questo articolo parliamo di come funziona il ciclo della competenza ovvero come l’essere umano apprende le cose.

La neuroplasticità del nostro cervello è la capacità della nostra mente di cambiare in continuazione sulla base degli impulsi esterni.

Qualsiasi attività mentale e fisica del nostro corpo è dovuta ad una sequenza di sinapsi, di collegamenti neuronali che possono essere già stati usati precedentemente, azioni e comportamenti già fatti, ma possono essere nuovi, magari una piccola deviazione che porta a nuovi collegamenti.

Più collegamenti sono già presenti e più è facile per i neuroni creare queste piccole o grandi deviazioni, che significa sapersi adattare velocemente alle situazioni.

Più una sequenza neuronale viene usata, e più il nostro cervello, che è pigro e tende al risparmio energetico massimo, tenderà ad usarla.

La creazione di un’abitudine può essere una galera o può essere un’opportunità, dipende da noi e dalla nostra consapevolezza.

Un’abitudine poco utile o addirittura dannosa è meglio sostituirla con una virtuosa.

È un po’ come se per andare da un posto ad un altro fossimo costretti ad attraversare un campo di erba alta.

Passiamo una volta, l’erba pestata si rimette su e in poco tempo non c’è più traccia del nostro passaggio.

Se ci passiamo su e giù consecutivamente qualche volta, la traccia del nostro passaggio resisterà più a lungo, ma se ci continuiamo a camminare ogni giorno alla fine l’erba non ricrescerà più e si sarà formato un sentiero per il quale basteranno alcuni rari passaggi per il suo mantenimento.

E se questo passaggio si rivela essere non ottimale e vogliamo crearne uno nuovo?

Dovremo metterci d’impegno a passare e ripassare per una nuova strada fino a che si sia formato il nuovo sentiero e, nel frattempo, su quello vecchio, l’erba avrà ricominciato a crescere e tra un po’ se ne perderanno le tracce.

Per uscire dalla metafora questo è il meccanismo dell’apprendimento o CICLO DELLA COMPETENZA

È un modello che vuole spiegare come avviene l’apprendimento, vede questa attività divisa in 4 fasi che giocano tra conscio e inconscio dell’intenzione dell’apprendimento e della competenza che si acquisisce.

Tuttavia l’intenzione conscia, consapevole può essere sabotata o ben direzionata da quella inconscia costituita dalle nostre convinzioni limitanti o potenzianti e dai nostri valori.

Secondo questo modello delle 4 fasi il CICLO DELLA COMPETENZA funziona così:

  • INCOMPETENZA INCONSCIA:

non so fare una cosa e non ho neanche la sensazione di aver bisogno di saperla fare, oppure è talmente distante dalla mia portata che non ho la più pallida idea di cosa dovrei fare e non mi pongo il problema.

Ad esempio da ragazzini non sappiamo guidare la macchina ma non ci poniamo il problema e quando verso i 16 anni cominciamo a pensarci sappiamo che comunque è ancora fuori dalla  nostra portata.

  • INCOMPETENZA CONSCIA:

so di non saper fare: è la fase della consapevolezza e della curiosità.

Sento la necessità di imparare a fare qualcosa che non so fare e cerco il modo di imparare: ad esempio a 18 anni so che non so guidare la macchina ma so che lo voglio imparare e comincio a procurarmi i mezzi come il foglio rosa, la scuola guida etc.

  • COMPETENZA CONSCIA:

è la fase della goffaggine e dello sforzo massimo.

Mi serve tutta la mia attenzione consapevole per fare quello che sto imparando: le prime volte, quando si fa scuola guida, si suda anche solo per cambiare dalla prima alla seconda e, anche dopo aver preso la patente, i primi tempi si continua a pensare e ad essere consapevoli di tutte le azioni che si compiono, ci si muove in modo conscio.

  • COMPETENZA INCONSCIA:

le azioni diventano automatiche per cui si può guidare ascoltando musica o parlando al telefono “in viva voce”, ovviamente.

A competenza acquisita c’è una fase di miglioramento all’interno di un certo range di competenza, che avviene con l’allenamento.

Ma quando la persona si rende conto che deve fare un salto di qualità, riprenderà il ciclo della competenza, a quel punto dal numero due.

Per esempio il ragazzino che arriva in palestra che non ha mai pattinato, ha fatto il primo passo dal livello 1 a quello 2 perché è consapevole di non saper pattinare e vuole imparare.

Quando riuscirà a stare in piedi sui pattini ed inizierà a muoversi sarà a livello 3, goffo, incerto ma via via sempre più fluido nei movimenti e sicuro fino ad entrare nel livello 4 quando affinerà la propria tecnica, trovandosi contemporaneamente al livello 1 per tutte quelle competenze necessarie ad entrare nell’agonismo.

Decide di iniziare fare gare ma per farlo si rende conto che deve acquisire delle nuove abilità nella velocità e nell’affrontare le curve, tornando quindi al livello 2 per il nuovo ciclo di apprendimento.

Tutto questo ci è utile però per capire che ad ogni step di apprendimento dobbiamo dare e darci il tempo di “digerire” o “metabolizzare” quello che si è appreso, attraverso il gioco di bilanciamento tra feedback estrinseco e feedback intrinseco di cui parleremo in un prossimo articolo.

di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli

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