
Una delle presupposizioni della P.N.L. è: NON ESISTONO FALLIMENTI, MA SOLO FEEDBACK.
Che cos’è un feedback?
E’ l’informazione che otteniamo da una esperienza, è una raccolta di dati e indicazioni che ci insegnano qualcosa per la volta successiva, è l’informazione che ci permette di ricominciare, continuare e migliorare.
Nello sport, così come nella vita, il mancato o parziale raggiungimento di alcuni obiettivi, se non correttamente analizzato attraverso appunto feedback ben confezionati, può innescare un loop, un vortice emotivo, che porta l’autostima dell’atleta, della squadra, dell’allenatore a livelli bassissimi.
Questo non avviene se usiamo lo strumento del feedback per guardare all’errore come a una fonte d’informazione per il miglioramento. Gli allenatori hanno la responsabilità della crescita sportiva dei loro atleti quindi dobbiamo insegnare loro come stimolarli a crescere e a migliorarsi.
Il feedback fatto nella maniera corretta serve anche a quegli atleti che hanno una autostima spropositata che li porta a sopravvalutare le proprie performance, diminuendo così le opportunità di crescita reale dell’atleta stesso.
Un’altra cosa che ci preme sottolineare è che, per vizio culturale, siamo in genere portati a sorvolare sugli eventi positivi e a sottolineare solo quelli negativi.
In questo modo il feedback viene percepito come un rimprovero perché dato solo in caso di errore e anziché stimolare il miglioramento provoca una chiusura difensiva.
Invece è opportuno dare ai propri atleti feedback in continuazione, magari dei feedback flash veloci e incisivi ma che facciano loro capire cosa a voi piace e perché vi piace e cosa è migliorabile.
Oggi parliamo di quello più usato e più immediato: IL FEEDBACK A PANINO.
Il feedback a panino si chiama così perché come il panino è costituito da tre parti e la parte più succulenta è in mezzo.
La parte superiore: cosa è andato bene.
Concentriamoci su due, tre cose che sono state fatte bene nella partita, nell’allenamento o nel gesto tecnico preso in esame. Non tanto per essere positivi a tutti i costi, come direbbe un motivatone.
Io che sono un mental coach sono fermamente convinto che, anche nella peggiore performance, qualcosa di fatto bene esista.
In questa fase è molto importante la coerenza ovvero credere a quello che si sta dicendo.
Ricordatevi che il para verbale e non verbale sono più potenti del verbale e il body language non mente. Iniziare con il cosa è andato bene è fondamentale sia per l’allenatore che per i giocatori.
Per l’allenatore che, sforzandosi di trovare dei fattori oggettivamente positivi, stacca il suo focus dall’emotività causata dai fattori negativi e si predispone ad analizzare il tutto in modo più obiettivo e distaccato.
Per gli atleti che, non sentendosi attaccati, si predispongono emotivamente ad ascoltare.
La parte centrale (quella succulenta): “cosa migliorare”: un modo decisamente più utile ed efficace per dire cosa è stato sbagliato.
Ma se ci pensate bene che senso ha dire ; “Hai sbagliato questo”: L’errore è già nel passato! Dire invece cosa migliorare è già proiettarsi nel futuro.
In questa fase è ancor più fondamentale concentrarsi su due, tre cose al massimo (se sono di più scegliamo quelle più significative) per non perdere l’efficacia del messaggio.
La terza parte: come migliorare ovvero dare una strategia per andare verso una soluzione.
Un allenatore che dice al suo atleta che cosa ha fatto male, lo focalizza sull’errore, non fornisce un comportamento su cui lavorare e non lo aiuta a trovare vie d’uscita.
Prezioso per lui è, invece, sapere come deve fare e cosa deve fare per migliorare quella specifica cosa.
I Feedback a panino sono consigliabili:
1) nel post allenamento, e in questo caso possono essere rivolti anche ai singoli, per far si che i giocatori vadano a casa con una visione globale dell’allenamento, e non legata alle sensazioni degli ultimi minuti;
2) nel tie-break dove l’incisività diventa imprescindibile visto il poco tempo a disposizione;
3) nel post partita; al riguardo è necessario fare un distinguo tra il post partita immediato e il post partita differito in genere al primo allenamento successivo.
Molti allenatori preferiscono non parlare subito dopo la fine di una partita, soprattutto quando si è perso, perché ritengono di non essere in quel momento sufficientemente lucidi nell’analisi della gara.
E HANNO RAGIONE!
Tuttavia lo sforzo di confezionare un feedback a panino subito a caldo è opportuno per dare agli atleti delle cose reali su cui riflettere, e non soltanto sensazioni catastrofiche o da superman, e fornire loro uno scudo protettivo contro gli imprevedibili commenti che pioveranno loro addosso una volta tornati a casa.
Questo è utile anche per l’allenatore perché in questo modo si sforza di spostare il focus su qualche aspetto in particolare, e così facendo si costringe a guardare alla partita in modo meno coinvolto emotivamente.
Altri allenatori, invece, nell’immediato dopo partita, tendono a sfogare la loro rabbia o la loro frustrazione sugli atleti che sono GIÀ’ avviliti.
Questo è un comportamento sicuramente dannoso che, non dando alcun feedback ai ragazzi, tende ad affossarli ancora di più nella loro percezione negativa della partita. Sarà solo utile all’allenatore come sfogo. E’ quello che noi chiamiamo fishback (pesce in faccia).
Ma io allenatore sono veramente, ma veramente arrabbiato perché abbiamo perso male, senza impegnarci, contro una squadra più debole di noi, e devo per forza dire qualcosa perché ritengo che sia utile farlo o il mental coach ha detto che lo devo fare! Cosa dico, cosa faccio?
In questo caso sarà opportuno esprimere il proprio disappunto, non posso negarlo si vede, specificando gli aspetti che sono stati più significativi negativamente e non parlare in modo generico. Per esempio: “avete giocato di m…”, “la partita è stata tutto uno schifo”, “non avete palle”.
E’ inutile, lo sanno già anche loro!.
Sarà più utile concentrarsi, per esempio, sull’atteggiamento, sul gioco, o su un fondamentale che non è andato bene,
Ma MAI, E POI MAI, lasciarsi lasciarsi scappare qualche apprezzamento sull’identità degli atleti (siete degli incapaci! non capite niente! etc. etc.).
E alla fine: “Ci vediamo in allenamento per parlarne meglio e cominciare a lavorarci su.”
continua……….
Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli
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Mi ritrovo molto in quello che è stato espresso. Mi pare importante partire sempre da elementi di positività specialmente in atleti giovani o giovanissimi .ho apprezzato l”intero articolo trovando molte conferme sul mio fare.grazie complimenti
Grazie