PROSSEMICA, LA SUA IMPORTANZA NELLA COMUNICAZIONE

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distanza prossemica

La Prossemica è la scienza che studia lo spazio e le distanze all’interno della comunicazione tra una o più persone.

La territorialità è istintiva: ovunque ci troviamo cerchiamo inconsciamente di delineare la nostra area. La distanza prossemica tra due persone dà informazioni sul loro rapporto e lo spazio che decidiamo di occupare invia messaggi agli altri.

Qual è la distanza prossemica giusta da tenere?

Mediamente si considera:

Distanza intima 0-45 cm: che è quella dei rapporti intimi tra partner, genitori e figli dove l’aspetto distintivo è il contatto fisico. A questa distanza si sentono l’odore e il calore dell’altro e se ne percepiscono le emozioni.

A questa distanza la voce è un sussurro e serve a richiamare nell’altro emozioni e sentimenti.

Mantenere questa distanza in pubblico è considerato disdicevole dagli Americani e quando ciò avviene per forza, ad esempio in un bus affollato, è regola delle società che seguono l’uso del non-contatto che istintivamente ci si ritragga o, se avviene il contatto fortuito con un altro, si irrigidisca il corpo.

Al contrario in Medio Oriente il contatto fisico è normale, e non desta alcun fastidio essere toccati, sfiorati o urtati per la strada da estranei.

Distanza personale 45 cm. – 1 m.: che è quella ideale per i rapporti interpersonali. È la distanza dell’amicizia, ci si può anche avvicinare in un contatto fisico che però non deve essere troppo invadente come una stretta di mano, battere il cinque, una pacca sulla spalla, anche un abbraccio non troppo prolungato. Questa distanza, che rappresenta un po’ una “bolla”, può essere infranta solo da persone che hanno un rapporto con il soggetto come famigliari e gli amici, mentre non è valicata dagli estranei.

A questa distanza si può ancora discutere di argomenti personali ma la forza della voce è moderata e non si percepisce il calore del corpo dell’altro, cosa in grado di instaurare intimità o mettere a disagio l’altro.

Distanza sociale 1 m. – 2 m.: che è quella dei rapporti formali come quelli lavorativi, o i nostri con gli atleti. È la distanza che garantisce lo spazio necessario senza provare disagio o imbarazzo.

Questo discorso vale molto per noi allenatori perché spesso possiamo notare come i ragazzi tendano ad allontanarsi quando noi parliamo loro direttamente, oppure siamo noi ad allontanarci quando vogliamo mantenere le distanze, ad esempio con qualche genitore, diciamo, più pressante.

Distanza pubblica circa 3 m.: che è lo spazio che cerchiamo di porre tra noi e gli estranei con i quali non intendiamo interagire. È la distanza minima che cerchiamo in spiaggia per es. che sentiamo ci possa assicurare un po’ di privacy.

Questa distanza prossemica viene anche influenzata da fattori geografici, culturali e legati alle situazioni.

Alcuni esempi:

– Chi è più introverso tenderà a stare leggermente più distante rispetto a chi è estroverso;

– I bambini hanno distanze più ridotte;

– Chi vive in spazi aperti (campagna, montagna, ecc.) tenderà a tenere una distanza più ampia dai suoi interlocutori. Chi invece vive in città e grandi metropoli, tenderà a ridurre le distanze;

– I popoli dell’Europa settentrionale e del Nord America tengono solitamente distanze maggiori di quelli latini. Anche in Italia ci possono essere notevoli differenze tra nord e sud;

– Il buio rivoluziona il fattore distanza psicologica e ci fa accorciare molto le distanze. In discoteca balliamo tutti appiccicati. Se improvvisamente si accendessero le luci ci sarebbe un imbarazzo totale;

– Se abbiamo “superato” la soglia, il nostro interlocutore farà questi gesti: interporrà barriere tra di voi (giornale, borsa, braccia). Indietreggerà. Orienterà il suo corpo in un’altra direzione. Distoglierà lo sguardo. Attuerà un gesto di chiusura.

Provate a pensare quando siete in un ascensore pieno zeppo di persone? Cosa fate?

In questi casi la maggior parte delle persone è in grande imbarazzo e cerca di vincere l’imbarazzo ritirandosi in un angolo, con le spalle alla parete dell’ascensore, concentrando la propria attenzione (e il proprio sguardo) alla targhetta che riporta la portata massima in termini di persone e Kg, guardando l’ora, guardando il telefonino oppure fissando la tastiera con le lucine dei vari piani che si accendono in sequenza.

Vi ricorda qualcosa questa situazione??

Questo accade perché viene “invasa” la nostra distanza prossemica intima.

Ogni volta che qualcuno entra nella nostra distanza intima e noi non “percepiamo” quella persona come autorizzata, ci sentiamo a disagio e tendiamo ad allontanarci o a interporre delle barriere.

È buona norma, per gli Allenatori e i Tecnici, valutare sempre la reazione degli atleti e delle persone alla tua vicinanza, tenendo presente che con i bambini è utile mettersi alla loro altezza, con gli atleti giovani e maschi va bene il contatto ravvicinato e anche tattile da parte di un allenatore maschio, non altrettanto da parte di un allenatore femmina; con le ragazze al contrario; con gli adulti è più gradito lo stacco.

Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli

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