NOI: una parola per gestire il gruppo.

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noi, cerchio di persone che formano un gruppo

Durante l’arco della stagione, il “gruppo” può arrivare a mutare la sua fisionomia per vari aspetti o fenomeni che possono essere originati dalla rottura dei rapporti interpersonali, dagli infortuni, dalle critiche esterne, dal cambiamento in corsa degli obiettivi, ecc.

Un allenatore attento deve riuscire, in queste circostanze, a mantenere sempre alta la concentrazione al suo interno, affinché continui a regnare l’armonia e lo spirito di gruppo, proteggendolo sempre e comunque nei confronti dell’esterno.

Per arrivare a questo, è importante che l’allenatore sappia sviluppare necessariamente il senso dell’appartenenza, del “noi” sull’ “io”, una condizione “dell’essere” fondamentale, sia perché nasca un collettivo funzionante e vincente, sia per elogiare o criticare il gruppo.

Va allenata questa cultura del NOI perché nel sentirsi parte di un “NOI”, ogni individuo mette in secondo piano i propri obiettivi egoistici e si dedica nella cooperazione, nella condivisione e nel mutuo aiuto totalmente alla squadra.

Faccio degli esempi, per chiarire il concetto, con frasi che si sentono dire molto spesso dagli allenatori.

Hanno perso”,

Non sanno stare in campo”,

Non riescono ad applicare quello che facciamo in allenamento nelle partite”.

Queste sono frasi che del NOI non hanno nulla.

Sono frasi dissociative.

A chi le ascolta danno un segnale che non c’è gruppo, che non c’è feeling tra allenatore e squadra.

Invece è opportuno usare sempre il NOI.

Faccio una domanda: chi li ALLENA?

Allora:

 “Hanno perso” sostituiamolo con “Abbiamo giocato male e abbiamo perso”.

Il “Non sanno stare in campo” lo sostituiamo con “In questo momento della stagione abbiamo ancora qualche difficoltà nello stare ordinati in campo”.

Il “Non riescono ad applicare quello che facciamo in allenamento nelle partite” diventa “In questa fase del campionato non riusciamo ancora ad applicare in partita tutte le cose buone che facciamo in allenamento”.

È la stessa cosa, ma chi le ascolta sente, in queste parole, un senso di squadra, di insieme, dove tutti lavorano per un qualcosa.

Mettetevi nei panni di un atleta che ascolta la prima versione, che idea si farà?

Sicuramente penserà: “Il mio allenatore non ha nessuna fiducia in noi”. OTTIMO? Direi di no!

Risultato: Squadra motivata a mille, ma sottozero.

Squadra con il morale basso e quindi poca voglia di impegnarsi di più, tanto non ci crede per primo l’allenatore.

Era quello che volevamo? Mi auguro di no!

Mettetevi invece nei panni di un atleta che ascolta la seconda versione, quella con il NOI, che idea si farà?

Uaoo, il nostro allenatore è con noi, ci difende, si fida di noi, ci protegge dalle critiche”. OTTIMO? Direi di SI!

Risultato: Squadra motivata, squadra a cui aumenta la voglia di lavorare per crescere, squadra che si sentirà capita e supportata dall’allenatore.

Era quello che volevamo? Direi di SI!

Il senso di appartenenza ad una squadra, ad un gruppo, è il collante che non si vede, ma che ognuno nel gruppo sente dentro di sé.

Concentrarsi sull’IO implica dare importanza esclusivamente al risultato.

Sottolineare gli errori e prestazioni scadenti senza dare una soluzione, considerare solo il talento, favorisce una competizione e un’ostilità interna invece che una collaborazione.

Quindi quando il tecnico fa il punto della situazione, deve farlo con l’uso del “NOI”, perché rafforza notevolmente lo spirito di collaborazione tra i suoi componenti, senza dover sempre apparire come l’antipatica figura autoritaria che sta al di là della barricata.

Facciamo un altro esempio.

In caso di vittoria, anziché dire:

Avete fatto come vi ho detto io e abbiamo vinto!”,

sarà più utile sostituire questa frase con: “Ricordate che in campo ci siete andati voi e siete voi che avete vinto la partita.

Io vi ho soltanto impartito alcuni consigli e vi ho messo nella condizione di sfruttare al meglio le vostre potenzialità, ma il merito principale è solo ed esclusivamente vostro”.

Con un simile atteggiamento di umiltà (ma non dimesso!) l’allenatore riuscirà sicuramente a farsi ben volere e a godere pienamente della stima del gruppo (aumento della Leadership).

In caso di sconfitta, un allenatore che ha la forza di assumersi la responsabilità dei risultati della propria squadra non dovrà pensare: “Hanno perso perché non hanno fatto quello che avevo detto loro nello spogliatoio”.

Ma bensì: “Abbiamo perso perché non sono riuscito ad essere particolarmente convincente quando ho dato loro le istruzioni tattiche per la partita”.

Mi sembra tutto chiaro!

È bene tenere sempre presente che le parole fanno la differenza sia in positivo che in negativo.

Quindi, prima di parlare alla squadra o ai tuoi atleti, analizza le parole che userai per capire quale impatto esse potranno avere.

Nel nostro corso, che teniamo in diretta on line, “ALLENARE GLI ALLENATORI AD ALLENARE” , rivolto ai singoli allenatori e alle Società sportive, troverai approfondimenti su questo argomento e molto, molto altro.

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2 commenti to “ NOI: una parola per gestire il gruppo.”

  1. Alessandro Celli dice:Rispondi

    Bellissimo ….messaggio sicuramente da usare ….! Complimenti

    1. Bruno Sbicego dice:Rispondi

      Grazie

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