5 CONSIGLI PER MIGLIORARE I TIME-OUT

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segno delle mani per chiedere un time-out

Parliamo della gestione dei time-out durante una partita.

Quando si gioca una partita l’allenatore ha un ruolo che spazia su diversi fronti.

Egli deve essere in grado di gestire le varie situazioni che si presentano.

Per esempio:

– motivare gli atleti e contribuire a risolvere le diverse situazioni che si possono verificare durante la gara fornendo loro soluzioni tattiche;

– essere sempre pronto ad offrire un punto di vista esterno di ciò che sta succedendo in campo;

– stimolare i giocatori e aiutarli a ritrovare la concentrazione;

– far sentire loro che anche lui sta giocando la partita;

– interrompere un eventuale mood negativo.

I momenti in cui l’allenatore interviene in modo più incisivo nei confronti della squadra sono principalmente due: la riunione pre-partita e i time out.

Della riunione pre partita ne abbiamo parlato in questo articolo.

Durante un time-out, l’allenatore ha poco tempo.

Quindi, tu allenatore, in quel poco tempo, vuoi essere incisivo, vuoi che il tuo intervento influenzi, vuoi cambi l’atteggiamento e guidi in modo utile i tuoi giocatori.

Alle volte, presi dalla foga della partita ed in assoluta buonafede, si fanno degli errori comunicativi che danno il risultato opposto a quello che ci si aspettava.

Ci sono degli aspetti nella comunicazione che, conoscendoli, ti aiutano a rendere il tuo intervento più efficace ed efficiente.

Ecco 5 consigli che ti saranno sicuramente utili:

  • Evita di comunicare in modo incongruente.
  • Evita di dire cosa NON vuoi, ma cosa vuoi che facciano.
  • Evita le domande che iniziano con il “perché?”.
  • Evita di perdere le staffe.
  • Evita di riempirli di informazioni.

1 – Evita di comunicare in modo incongruente.

Ovvero dici una cosa a parole, ma il tuo corpo e la tua voce dicono il contrario (quello che viene chiamato body language).

“Raga questa settimana ci siamo allenate/i bene per questa partita. Possiamo vincere”.

Tutto questo lo dici senza guardare in faccia i giocatori, magari con gli occhi bassi, con un tono di voce spento, con una postura poco determinata.

Ecco questa è quella che si definisce una comunicazione incongruente!

Quello che tu dici, cioè il contenuto del tuo discorso, passa in secondo piano se non è supportato dalla tua comunicazione non verbale (il corpo) e para-verbale (tono di voce, velocità, ritmo, pause…)

Consiglio:

Ricorda che le parole, la voce e il tuo corpo devono dire la stessa cosa, come diciamo noi Mental Coach, devono essere allineati e coerenti tra di loro.

È importante non solo cosa dici (parole), ma soprattutto come lo dici (voce e corpo).  

Vuoi trasferire grinta, sii grintoso, vuoi trasferire calma, sii calmo, vuoi trasferire energia e sicurezza sii sicuro e d energico nel tuo discorso.

Ricordati sempre di essere congruente.

Un consiglio è quello di allenarti a prestare maggiore attenzione al tono, alla postura, alla gestualità, al contatto visivo, alle espressioni facciali e ai tuoi movimenti.

2 – Evita di dire cosa NON vuoi, ma cosa vuoi che facciano.

“Non dobbiamo sbagliare la battuta dopo un time-out!”;

“Non voglio che il muro resti aperto quando attaccano dal centro!”;

“Non perdiamo la concentrazione!”.

L’immagine che si crea nella mente del tuo giocatore dopo un comando che inizia con il “NON”, è esattamente ciò che vuoi evitare che faccia.

Qui trovi l’articolo che riguarda l’utilizzo del “non”.

Facendoglielo vedere mentalmente, gli complichi la vita, perché lo obblighi a fare un processo in più:” Ah, mi ha detto di NON fare questa cosa”.

Consiglio:

comunica ai tuoi atleti direttamente quello che vuoi che facciano.

“Facciamo una buona battuta dopo l’ace! / Battiamo in zona di conflitto dopo l’ace! / Mettiamo la palla in campo!”,

“Chiudiamo il muro con quel giocatore, anticipa leggermente l’uscita! / Chiudiamo il muro con quel giocatore, mettiti in una posizione in cui sei pronta in modo da muoverti veloce!”,

“Abbiamo già visto cosa fa il palleggiatore in quella situazione: vi voglio svegli e concentrati!”

3. Evita le domande che iniziano con il “perché?”.

“Perché stiamo giocando con questo atteggiamento?”,

“Perché hai fatto quella scelta?”,

“Perché hai sbagliato?”.

Le domande hanno il grande vantaggio di riuscire a spostare il focus mentale.

Se usate in modo inconsapevole spostano l’attenzione dell’atleta esattamente dove non vogliamo che vada.

Inoltre, le “domande perché” sono rischiose soprattutto in un contesto di gara.

Infatti ad una domanda che inizia con il “perché”, si risponde sempre con un altro perché, e si innesca quella che viene chiamata la “catena dei perché”.

La domanda perché, posta al nostro atleta, lo spinge necessariamente a focalizzarsi sul problema o sull’errore anziché aiutarlo a pensare a come risolvere la questione.

Consiglio:

utilizza, invece, domande che iniziano con il “come” o il “cosa”.

Come puoi fare meglio il prossimo punto?”

Come puoi fare una scelta più decisa alla prossima occasione?”

Cosa potresti fare di diverso?”

Esse aiutano l’atleta e anche l’allenatore, a focalizzarsi sulle soluzioni possibili.

Le domande “come” o “cosa” sono molto utili perché permettono alla mente di trovare una serie di risposte che coincidano con le soluzioni che si possono applicare a quelle situazioni.

Bisogna ricordare che il nostro cervello trova sempre una risposta alle domande che gli facciamo e quindi vanno fatte con attenzione!

4 – Evita di perdere le staffe.

Arrabbiarsi è utile, funzionale, molte volte è necessario.

Quando però ti sfugge il controllo delle emozioni non sei più d’aiuto ai tuoi atleti!

Farti prendere dalle emozioni non ti permette di essere lucido e sereno nell’analisi delle varie situazioni che si presentano in gara, e quindi trovare le soluzioni adeguate.

Consiglio:

fatti vedere arrabbiato.

Urlare non significa farsi ascoltare.

Urlare ti farà apparire ai tuoi atleti e a chi ti guarda, come un allenatore fuori controllo, come colui che non sa gestire le proprie emozioni.

In più, aggiungi nervosismo ad una situazione già critica. È quello che vuoi?

Oppure vuoi portare calma e ordine all’interno della squadra?

Allora, prima di parlare, calmati, e per farlo respira, poi utilizza il tuo tono di voce in modo che risulti arrabbiato e seccato.

Fai l’arrabbiato, ma senza esserlo dentro.

Ricorda sempre che sono i tuoi atleti, sei tu che li alleni, se non ci credi tu, pensa loro.

5. Evita di riempirli di informazioni.

Nel poco tempo che hai a disposizione in un time-out, circa 15/20 secondi, non dar loro troppi input, fisiologicamente il tuo atleta non potrà tenerli tutti a mente e metterli in pratica.

Consiglio:

concentra il tuo intervento su poche informazioni, due, massimo tre punti importanti sui quali vuoi che i tuoi giocatori si focalizzino.

Di più potrebbero essere inutili, se non dannosi, perché potrebbero portare l’atleta a chiedersi:

“Cosa ha detto che dobbiamo fare?”;

“Quante cose ha detto, qual è la più importante?”;

“Allora non stiamo facendo niente che vada bene?”.

Nei time-out utilizza il feedback a panino, che si presta molto ad essere usato in queste situazioni.

Dì loro cosa vuoi, metti a fuoco cosa vuoi che facciano: sarai più incisivo.

Ricorda: Less is more.

BONUS

Finisci un time-out con una frase che incentivi la produzione di testosterone (va bene sia per il maschile che per il femminile).

Il testosterone è un ormone che aiuta ad avere certezza e sicurezza in sé stessi, quindi li aiuta ad rientrare in campo più carichi.

Per stimolarne la produzione, utilizza una frase che abbia un senso di sfida:

“Adesso rientrate in campo e fatemi vedere di che cosa siete capaci”;

“Ora fatemi vedere gli atleti che conosco”;

“Rientriamo e voglio vedere le cose fatte come ho appena detto”.

Allenatore, ricordati che durante i time-out hai poco tempo e devi fare una scelta sulle cose da dire.

Cerca di dare delle priorità, ma soprattutto sii sempre coerente con quello che dici e con quello che vuoi che i tuoi atleti facciano.

Applicando i consigli che ho descritto in questo articolo, otterrai una leadership più carismatica e i tuoi atleti ti seguiranno sempre.

Anche questo argomento viene ampiamente trattato nel nostro corso, che teniamo in diretta on line, “ALLENARE GLI ALLENATORI AD ALLENARE” , rivolto ai singoli allenatori e alle Società sportive.

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