CONVINZIONI, L’INCIDENZA IN UNA PRESTAZIONE

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uomo che cerca il modo di superare una difficoltà

L’attività che svolgono le nostre convinzioni su noi stessi è fondamentale per il risultato delle nostre performance.

Henry Ford diceva: “Sia che tu creda di farcela o che tu creda di non farcela, avrai comunque ragione”.

Ciò che noi crediamo influenza enormemente i risultati e noi dobbiamo imparare ad esserne consapevoli di questo e ad imparare a gestire la situazione.

Che cos’è una credenza?

Ci sono diversi modi di spiegare che cos’è una credenza, a me piace questa versione psicologica:

è ciò che io credo, un qualcosa di cui sono certo, ovvero, “Una sensazione di certezza riguardo a qualcosa”.

Un qualcosa che di cui io ne sono certo, che intimamente so che è vero, anche se, ovviamente, non è detto che lo sia.

Molto spesso abbiamo delle convinzioni che non sono verità assolute, anzi poi si rivelano non proprio così vere, ma lo erano nel momento in cui quella cosa era vera per me.

Le nostre convinzioni influenzano il nostro potenziale, le nostre azioni, e di conseguenza i nostri risultati, nel bene e nel male.

Le nostre convinzioni hanno un impatto diretto nel nostro modo di percepire il mondo, di percepire la realtà e, di conseguenza, di interpretarla.

E quando incominciamo a credere in un qualche cosa, tutto questo influenzerà il nostro modo di vedere, di sentire, di percepire quello che ci sta attorno.

Le convinzioni ci danno sicurezza, tendiamo a confermarle, senza sapere che hanno accesso al nostro potenziale.

Se sono positive, dette anche potenzianti, ci fanno stare bene, ci portano a fare di più, ci fanno raggiungere lo “stato di grazia”.

Se sono negative, dette anche depotenzianti, ci fanno stare male, ci frenano, ci buttano giù.

Come si creano le convinzioni?

È stato confermato da vari studi che non nascono con noi.

Ce le creiamo un po’ alla volta attraverso la nostra esperienza, l’ambiente interno ed esterno in cui viviamo, i nostri pensieri.

Facciamo un esempio: prendiamo un tavolo dove il suo piano rappresenta una idea, un qualcosa in cui crediamo e per sostenere il piano ci vogliono delle gambe.

Ecco, le gambe, sono i riferimenti che abbiamo e che ci dicono che quella cosa è vera.

Le fonti dei riferimenti normalmente sono:

  1. Le esperienze personali: mi è successo, mi è capitato, e questo mi dice che …
  2. I riferimenti esterni: cose che dicono gli altri, mi hanno detto, l’ho sentito dire, l’hanno detto alla TV, l’ho letto sul giornale.
  3. Il frutto della nostra immaginazione: è l’interpretazione che noi diamo delle nostre convinzioni oppure le creiamo totalmente.

Quanti più riferimenti abbiamo, ossia le gambe del nostro tavolo, più il nostro tavolo sarà solido, quanto più grandi sono queste gambe, tanto più il nostro tavolo sarà ancora più solido.

La quantità delle gambe è il numero dei riferimenti, la grandezza delle gambe è l’intensità emotiva associata a questi riferimenti.

Riflessione: quante convinzioni abbiamo su cose che non abbiamo sperimentato in prima persona e pure siamo certi che siano così?

Il compito di un Allenatore leader è quello di aiutare i propri atleti a sganciarsi dalle proprie convinzioni limitanti o, quantomeno, limitarle.

Come fare?

Un modo semplice per farlo è:

  • far traballare il tavolo, ovvero mettere in dubbio la sua convinzione limitante e crearne una potenziante nuova;
  • fargli vedere un qualcosa di diverso (mettere gambe nuove sotto il piano del tavolo e segare quelle vecchie), facendo delle domande anziché convincerlo di ….

Perché le domande sono più efficaci rispetto a volergli mettere in testa una nuova idea?

Perché le domande fanno ragionare!

Mentre se io do la mia opinione, è solo la mia opinione, ed essendo quasi sicuramente contraria alla sua, non la ascolta.

Una credenza influenza il nostro Potenziale, le nostre Azioni e di conseguenza i nostri Risultati.

Spesso noi vogliamo qualcosa razionalmente, ma dentro di noi c’è una vocina che ci dice che non ce la possiamo fare ma, per fortuna, può capitare anche il contrario.

E se c’è discordanza, ci possono essere dei veri e propri sabotaggi, perché le nostre convinzioni lavorano in profondità, borbottando come una pentola di fagioli in ebollizione.

Gli autosabotaggi derivano da false credenze oppure da cattive associazioni: quando le nostre convinzioni profonde non sono d’accordo con i nostri obiettivi, scelti razionalmente, è fatale che incontreremo “misteriose” difficoltà.

È come se in una coppia di canottaggio ciascuno remasse in direzioni diverse e con ritmi diversi.

Di contro, quando c’è congruenza, siamo in grado di ricorrere a tutte le nostre risorse, sia fisiche che mentali, crediamo fermamente in quello che diciamo e facciamo, faremo di tutto per mantenere i nostri impegni.

La nostra fisiologia, i nostri occhi, la postura, i movimenti, le parole, tutto dirà che sono convinto delle mie capacità e che voglio fare quello che dico.

Di contro, se una persona desidera raggiungere un obiettivo ma è spaventata dalla fatica, dalle risorse, dagli sforzi che deve mettere in atto, è convinta di non averne le capacità, avrà un atteggiamento tentennante, dubbioso, demotivato.

Se non raggiunge il suo obietto ti dirà: “In fondo va bene anche così, non è poi così importante”.

Ma mentre te lo dice, dice di no con la testa, guarda in basso sfuggendo allo sguardo diretto, fa degli ammiccamenti, quindi razionalmente pensa ad una cosa, ma il linguaggio del corpo rivela che dentro di sé è in atto una guerra.

Vi ricordate Cassius Clay nelle conferenze stampa prima di una gara, quando diceva che avrebbe distrutto l’avversario?

Ecco, quello è un esempio di congruenza massima perché tutto di lui, nella sua voce, nel suo sguardo, nel suo corpo, urlava la sua convinzione e la sua determinazione, più delle parole che pronunciava.

“Il successo è una conseguenza, non un obiettivo.” (Gustave Flaubert)

Anche questo argomento viene ampiamente trattato nel nostro corso, che teniamo anche in diretta on line, “ALLENARE GLI ALLENATORI AD ALLENARE” , rivolto ai singoli Allenatori e alle Società sportive.

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