I 5 ASPETTI CHE CARATTERIZZANO UN ALLENATORE

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allenatore che parla con la squadra

Analizziamo, quali sono i principali aspetti che caratterizzano un “allenatore ideale”:

  1. CREDIBILITA’
  2. COMUNICAZIONE
  3. MODUS OPERANDI
  4. CARATTERE, ATTEGGIAMENTI, COMPORTAMENTO
  5. LEADERSHIP
  1. Credibilità:

che cos’è la credibilità di un allenatore e da che cosa è data?

Da quello che dice e come lo dice, da quello che fa e come lo fa.

Nel dare sempre la sensazione che quello che sta facendo sia motivato, ragionato, costruito per finalizzare le proprie idee.

Che sia aperto anche ad eventuali confronti e nel momento in cui qualcosa non funziona, sarà pronto e disponibile anche a cambiare.

Io allenatore, mi costruisco la credibilità a mano a mano che alleno sulla efficacia delle mie azioni.

Se io faccio e i miei atleti si rendono conto che il mio modo di allenare è efficace, è pensato e porta ad un risultato finale concordato, mi seguiranno sempre.

Se non è efficace e io sono in grado di capirlo, accettarlo e modificare, io mi costruisco una credibilità nei loro confronti perché:

CREDIBILITA’ = FIDUCIA

2) Comunicazione:

ovvero il suo tipo di comunicazione.

Come comunica, qual è la sua cifra comunicativa, la sua caratteristica nel modo di comunicare con gli atleti e con la squadra.

Non solo cosa dice, ma come lo dice, come arriva il messaggio alla squadra.

La comunicazione diventa inefficace quando il messaggio che l’allenatore vuole dare non arriva nel modo che lui pensava in partenza.

Quindi sarà utile chiedere conferma di quello che si dice:

“È tutto chiaro”, “Chi mi ripete quello che ho appena detto?”, “Avete domande? Possiamo iniziare?”.

Un allenatore ha delle competenze, cresciute nel tempo e con l’esperienza, ma molte volte non ha la capacità di trasmetterle ai propri atleti.

Sembra banale, ma è meglio chi sa 5 cose e ne trasmette 5, piuttosto di chi ne sa 10, ma arriva a trasmetterne 2 ai propri atleti.

3) Modus operandi:

come lavora in palestra, ovvero come tendenzialmente lui si costruisce un allenamento e come lo gestisce.

Ci sono vari tipi di allenatori e, ciascuno, magari è un mix di tutti.

C’è l’allenatore che tende a sfiancare ad ogni allenamento i propri atleti;

l’allenatore che è inflessibile su tempi e modalità o tipi di esercizi;

c’è l’allenatore che più di altri è elastico oppure dinamico;

l’allenatore che non dà ritmo, che si allunga troppo nelle spiegazioni invece di far fare esercizi, facendo diminuire così la concentrazione.

Un allenatore deve essere bravo ad adattare il proprio stile alle persone e non viceversa, nell’intento di dare agli atleti degli strumenti tecnici che permettano loro di essere non dei bravi soldatini, ma persone e atleti il più possibile autonomi.

Ricordatevi che la capacità di concentrazione è di un certo tipo, quindi bisogna tenerne conto, soprattutto se si allenano adolescenti.

Non si può pretendere di avere sempre la concentrazione al 100%, ma bisogna tenerla sempre alta, vi ricordate l’AROUSAL?

Per esempio: se io comincio a scaldare gli atleti cercando di farli entrare nel mood dell’allenamento, poi non posso tenerli fermi in mezzo al campo e stare “mezz’ora” a parlare di schemi, di teorie o non so di cos’altro.

Facciamo qualche esempio:

Se io devo fare un allenamento teorico-tecnico, mi costruirò un allenamento teorico-tecnico quindi inizio subito con la teoria e non dopo che si sono ben scaldati.

Oppure quel giorno faccio pesi, poi teorico-tecnico perché così non sono entrati nel mood dinamico dell’allenamento.

Ma se io prima faccio riscaldamento, attacco, battute al salto, li ho caricati e poi li spengo parlando per un bel po’. Come riprendono?

Si riprendono, ma non con la stessa intensità di prima, si devono di nuovo “riscaldare”, rientrare nel mood, riprendere il ritmo.

Quindi nel costruire un allenamento bisogna aver chiare anche queste dinamiche perché non posso portare l’AROUSAL alto per poi portarlo sotto i tacchi.

Non posso pretendere di tenere l’AROUSAL sempre alto, si rischia di andare in distress, ci sono i momenti di stacco, magari come idea costruite il lavoro in blocchi.

Se voglio che l’AROUSAL sia sul tecnico, le concentrerò sul tecnico, è inutile che prima concentro i miei atleti su un aspetto di movimento, dinamico, forte e poi li fermo, anche perché poi, come abbiamo detto, è difficile ripartire riscaldarsi di nuovo.

Se io voglio che si concentrino sull’aspetto tattico, costruirò un percorso di allenamento perché mi si concentrino sulla teoria e poi eventualmente passo ad altro, dopo però.

Ci sono alcune volte che si deve dedicare un pezzo dell’allenamento a questo lavoro o per altre situazioni problematiche della squadra (problem-solving), Ok, ma facciamolo all’inizio.

Quindi “modus operandi” che l’allenamento non deve essere improvvisato, ma sempre finalizzato e deve tener conto di tutti questi fattori, di quale è il clou dell’allenamento ovvero il mio obiettivo principale di quell’allenamento.

4) Carattere, atteggiamenti, comportamento:

Il carattere o personalità è un nostro segno distintivo, è quello che ci fa amare o odiare dai nostri atleti, ma in quest’ultimo caso si può migliorare, basta volerlo fare e soprattutto non trincerarsi dietro al “Io sono fatto così”, “Questo è il mio carattere, non ci posso fare niente”.

No, se voglio posso fare molto, se voglio andrò incontro ai miei atleti.

È importante portare il nostro carattere sul campo, è fondamentale.

È inutile che io mi prenda come allenatore di riferimento un allenatore serioso e burbero e poi ho un carattere solare, esuberante.

Mi cercherò un riferimento più possibile vicino alla mia personalità perché io non posso snaturare la mia personalità.

È giusto che la mia personalità esca, perché se io la esprimo e sono sincero, sono convinto, porto effettivamente quello che sento dentro, la mia visione di sport, il mio essere nei rapporti umani. Sono credibile!

Se io mi falso, lo sappiamo, mi disallineo e non sono più credibile.

Gli atteggiamenti sono quegli stati d’animo che si hanno in confronto a qualcosa (arrabbiarsi, spaventarsi, gioire, ecc.).

Ci possono essere i momenti in cui si esce fuori un attimo dal seminato, l’importante è che ci si renda conto ed eventualmente si chiede scusa.

È umano alle volte “deragliare” e, chiedere scusa, è un gesto che fa crescere la fiducia e il rispetto della squadra nei confronti dell’allenatore.

Se questi chiede scusa la squadra non può non recepire un atteggiamento del genere, non è un segno di debolezza, ma è un segnale forte d’intelligenza.

Il comportamento invece è come noi manifestiamo l’atteggiamento, ad esempio una persona che ha un atteggiamento nervoso potrebbe comportarsi urlando, oppure stando in silenzio e battendo i piedi a terra ecc.

È importante portare il proprio carattere, la propria personalità all’interno, ci mancherebbe altro, l‘importante è comunque che il proprio comportamento sia adeguato.

Per esempio se uno ha un carattere brioso, vivace è giusto che lo mantenga in palestra ed è chiaro che lo dovrà adeguare alla squadra, alle persone, alle situazioni.

5) Leadership:

Per leadership si intende il processo che guida individui e gruppi verso il raggiungimento di obiettivi.

Il termine deriva dal verbo inglese to lead che significa guidare, condurre, influenzare.

In ambito sportivo il leader ha il compito di guidare una squadra e il singolo atleta verso il raggiungimento di obiettivi specifici.

Ogni allenatore ha un suo stile di leadership, l’importante è saperla adeguare alla squadra che si sta allenando.

Quindi, CREDIBILITÀ, COMUNICAZIONE, MODUS OPERANDI, CARATTERE, LEADERSHIP sono quegli aspetti che caratterizzano un allenatore e su cui si può lavorare se si ritiene che nel nostro modus operandi di allenatore ci siano dei punti deboli, dei punti da migliorare per far sì che il nostro rapporto allenatore/atleta/squadra dia risultati più soddisfacenti.

Anche questo argomento viene ampiamente trattato nel nostro corso, che teniamo in diretta on line, “ALLENARE GLI ALLENATORI AD ALLENARE” , rivolto ai singoli allenatori e alle Società sportive.

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