
Perché parliamo di un vocabolario emozionale?
Perché nella comunicazione le difficoltà aumentano quando parliamo di emozioni in quanto, per cultura e per educazione, tendiamo ad essere degli analfabeti emozionali.
Il nostro vocabolario al riguardo è stringatissimo, tendiamo a non parlare di emozioni e soprattutto quelle negative tendiamo evitarle, fuggire da esse ed in questo modo, senza volerlo, aumentiamo il nostro malessere nel lungo termine.
Pensate a quali parole conoscete e che utilizzate normalmente per descrivere le sei emozioni di base che sono:
FELICITA’ – RABBIA – TRISTEZZA – DISGUSTO – SORPRESA – PAURA

Nella fotografia potete leggere un esempio di vocabolario emozionale, non esaustivo, di termini che esprimono varie gradazioni e sfaccettature delle sei emozioni considerate di base.
Controllate quanti di questi termini voi usate normalmente per descrivere le vostre emozioni.
Il nostro vocabolario al riguardo è stringatissimo, tendiamo a non parlare di emozioni e soprattutto quelle negative tendiamo evitarle, fuggire da esse. In questo modo, senza volerlo, aumentiamo il nostro malessere nel lungo termine.
Scoprirete come usando le varie sfumature come cambia anche la percezione dell’emozione stessa.
Conoscenza significa libertà.
Generalmente tendiamo a considerare le emozioni spiacevoli come negative.
Invece tutte le emozioni sono utili in quanto sono la risposta del nostro corpo/mente a degli stimoli e, come tali vanno gestite e non ignorate o, ancor peggio, soffocate.
E notate come cambia anche la vostra postura quando vivete un emozione, fateci caso.
Se è una emozione positiva avrete una postura aperta, vi sentite leggeri, respirate in modo diverso.
Se è una emozione negativa avrete una postura chiusa, vi sentite pesanti, respirate male, quasi a fatica.
Molti di noi vivono le emozioni e gli stati d’animo come qualcosa che succede, al di là del proprio controllo.
In realtà siamo noi a crearli a seconda di come percepiamo il mondo esterno.
Quindi la nostra esperienza, i nostri pensieri che sono la nostra rappresentazione della realtà, filtrano la percezione della realtà.
Ci condizionano nelle reazioni ad essa: le emozioni appunto, che dettano poi le azioni.
Facciamo un esempio:
Se io, però, decido che l’emozione negativa che mi scatena la vista di un cane è “NON UTILE“, perché mi preclude tutta una gamma di sensazioni positive e voglio imparare a gestire questa emozione, comincerò con il cambiare l’immagine mentale che ho del cane facendomi insegnare, per esempio, come avvicinarmi e come capire i suoi segnali non verbali, ovviamente.
Anche questo argomento viene ampiamente trattato nel nostro progetto “ALLENARE GLI ALLENATORI AD ALLENARE” rivolto agli allenatori e alle Società sportive.
Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli
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