
È fondamentale per un allenatore la comunicazione con la sua squadra, con i suoi atleti, durante l’allenamento, ma poi diventa importante quello che LUI fa durante la gara.
E per durante la gara mi riferisco a:
– discorso pre-partita: io allenatore sono in spogliatoio e devo motivare la mia squadra, devo motivarla sull’obiettivo, quindi devo comunicare in maniera chiara ed efficace;
– durante i time-out (per gli sport che lo prevedono): vedo che a mia squadra è in difficoltà, chiamo il time-out. Interrompo il gioco e faccio in modo di dare ai miei atleti delle strategie, cambiare il loro focus, dare loro una chiave di lettura diversa rispetto a quello che sta accadendo per farli ritornare in campo più decisi, più convinti, con una energia diversa.
L’allenatore deve sapere che cosa sceglie di dire, quindi il suo messaggio, il suo linguaggio, gli aspetti prosodici (il paraverbale), le parole che sceglie, devono essere coerenti e congruenti con il messaggio che vuole far passare, devono essere ovviamente CHIARE, INCISIVE, FOCALIZZATE.
Ricordiamoci che devo saper dire ai miei atleti cosa voglio che facciano e non cosa NON voglio che facciano. Qui si fa la differenza!
Diventa fondamentale il linguaggio del corpo, il cosiddetto linguaggio non verbale, ovvero la postura che ho quando parlo nel pre-partita o in un time-out, il contatto visivo con i miei giocatori che devo avere tutti davanti a semicerchio.
Questo è importante perché devo avere i miei occhi all’altezza dei loro occhi e devo girare sempre a 180 gradi per guardarli tutti e soprattutto non devo guardare in basso quando parlo.
Loro devono capire l’emozione che voglio che provino attraverso di me, attraverso il mio linguaggio.
Quindi io allenatore devo essere la prima persona ad entrare nello stato giusto per poter favorire quella sensazione anche nei mei atleti.
Esempio:
vedo la mia squadra insicura, la prima persona che deve entrare in uno stato d’animo di certezza, di sicurezza sono io allenatore, perché la comunicazione non verbale comunica loro che l’allenatore c’è, che l’allenatore ci crede, che l’allenatore è sicuro e quindi io (atleta) mi posso allineare con questo tipo di sensazione che ha lui (si attivano i neuroni specchio).
Al contrario, squadra un tantino in panne, squadra su di giri, frenesia in campo, l’allenatore deve invece acquisire un non verbale e un tono di voce che siano più in linea con sensazioni di tranquillità, di calma, di ordine.
Quindi in base a come lui comunica, non solo quello che dice, ma il modo con cui lo comunica, ecco che i giocatori proveranno sia a livello conscio, ma soprattutto a livello inconscio determinati effetti.
Vi ricordo ancora una volta che è impossibile non comunicare e quindi anche quando l’allenatore non dice una parola, ma con il suo corpo sì, ovvero si muove in un determinato modo, muove le braccia tipo cavatappi o in un altro modo ancora, alza gli occhi, ecco lui sta dando il suo messaggio.
Sul movimento delle braccia a cavatappi apro una parentesi.
Quando si vede un allenatore compiere questo gesto, quello che viene visto, percepito, interpretato da chi sta intorno, colleghi, atleti, pubblico, come un segnale di distacco dalla squadra, un segnale di tipo non posso farci niente sono così, non mi ascoltano, non è colpa mia, ecc.
Io dico: Allenatore, se ti passano per la testa questi pensieri fatti queste domande:
Chi li allena secondo te?
Chi insegna loro la tecnica, la tattica, i fondamentali?
Chi comunica con loro? In questo caso “comunica” è un eufemismo.
Chiaro sia che l’allenatore non deve essere una mummia.
Deve essere impassibile? NOO!!
Anzi deve sfruttare il suo non verbale, deve sfruttare tutta la sua comunicazione, deve saper dare dei messaggi utili per la squadra.
È la tua squadra sì o no?
Se so che ho degli atleti che subiscono il mio linguaggio del corpo, per esempio quando ho la faccia arrabbiata o quando manifesto disapprovazione, questi subiscono la situazione e mi vano ancora più giù, cercherò quando mi guardano per cercare le approvazioni, magari di fare sì con la testa nel senso che è tutto OK, cercherò di avere una espressione un pochino più neutra, farò dei gesti con le mani per dar loro sicurezza.
Se io comunico con tutti i canali (V., P.V., N.V.+ V.A.K.)* in modo chiaro, efficace ed efficiente, il mio rapporto con la squadra sale di livello e anche i risultati ne beneficeranno.
La comunicazione, è un argomento che mi sta molto a cuore ed un argomento ampiamente trattato nel nostro programma “Allenare gli Allenatori ad allenare”, perché parlare ai propri atleti con più partecipazione, con un linguaggio chiaro e consapevole sia dal punto di vista delle parole che da quello del corpo, mettendo quindi in evidenza la loro motivazione, farà aprire loro gli occhi ad un nuovo modo di fare, sentire, vedere il loro sport.
Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli
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*V= verbale PV=paraverbale NV=non verbale VAK=visivo, auditivo, cinestesico