E’ IMPOSSIBILE NON COMUNICARE

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allenatore che dà il cinque ai suoi atleti

Uno dei fondamenti della PNL dice che È IMPOSSIBILE NON COMUNICARE.

Ricordatevi che basta un gesto, uno sguardo, una postura diversa per trasmettere qualcosa e i vostri atleti se ne accorgono.

Nello sport una cosa molto importante è la comunicazione tra allenatore e squadra.

Uno strumento molto utile al riguardo, lo abbiamo visto nei vari articoli che trovate in questo blog, sono i feedback.

Nella mia esperienza sia da atleta, sia da allenatore, sia da Mental Coach, ho incontrato tantissimi allenatori e il loro modo di fare, di comunicare, mi ha portato a “suddividerli” in due grandi tipologie:

1^ – quelli che non utilizzano il feedback e se lo usano, usano solo quello negativo;

2^ – quelli che fanno buon uso dei feedback.

Prendiamo la prima.

Questa tipologia di allenatore, oltre che in partita anche durante l’allenamento, non dà feedback positivi, ma solo feedback negativi sull’errore.

Facciamo un esempio di volley:

L’atleta fa un attacco e lo tira fuori, questa tipologia di allenatore gli dice: “Hai tirato fuori”, come se l’atleta non se ne fosse accorto.

L’attacco successivo, l’atleta lo tira fuori di nuovo e, questo tipo di allenatore, cosa gli dice?

Anche questa è fuori”, ribadisco come se l’atleta non l’avesse vista.

Domanda: anziché dire una banalità quale “hai tirato fuori”, non sarebbe più utile dire, per esempio:

È uscita perché ti sei girato troppo con le spalle all’ultimo, cerca di stare più …”? Certamente sarebbe più utile all’atleta! Che ne dite?

E se la volta successiva sbaglia, anziché ripetere la solita banalità, dirgli invece:

Hai ancora girato le spalle, stai più … come ti ho detto prima”.

Anche questo è utile, che ne dite?

Ma questo, ahimè, con questa tipologia di allenatore non succede, purtroppo per l’atleta.

L’atleta in questo modo rimarrà ancorato al suo errore, non avendo avuto soluzioni dal suo punto di riferimento.

Quindi ogni volta che l’atleta sbaglierà, avrà paura di guardarlo negli occhi, perché saprà che verrà RIMARCATO SOLO L’ERRORE!

Quando invece l’atleta fa le cose bene, questo tipo di allenatore non dà feedback di rinforzo, non stimola l’atleta a ripetere il gesto per cercare la gratificazione.

E, nella testa dell’atleta, sicuramente si forma questo pensiero: “si accorge solo quando sbaglio”, bella motivazione!

Con questo tipo di allenatore che parla poco, che non sa comunicare, che comunica solo in modo unilaterale, che non pensa alla crescita dei suoi atleti e della squadra, ma pensa solo al successo personale “io devo vincere”, ci sarà una squadra che in allenamento e in gara sarà “terrorizzata”, avrà paura di fare qualcosa di nuovo, di provare, di osare perché teme la reazione dell’allenatore ad ogni errore.

E nello sport gli errori fanno parte del gioco, soprattutto nei giovani.

L’altra tipologia di allenatore, la seconda, è quella che, oltre che in partita, anche durante l’allenamento danno feedback in continuazione.

Fanno anche loro notare l’errore, ma danno subito le informazioni per correggere il gesto tecnico o la situazione tattica.

Questa tipologia di allenatore sa comunicare con gli atleti, dà in continuazione ad ognuno feedback di rinforzo, perché sa, che la gratificazione, stimola alla ripetizione positiva del gesto.

Dà le informazioni al suo atleta perché l’errore non si ripeta e, se l’atleta prova, osa qualcosa di nuovo, lo incoraggia a insistere, dandogli però le informazioni per l’effettuazione corretta del gesto.

Userà frasi del tipo: “Ok la palla è uscita perché eri in ritardo, perché non hai chiuso bene il braccio, perché la spalla si è chiusa troppo, devi fare questo, questo e questo…”.

Oppure “buona questa, hai sentito che bell’impatto sulla palla, hai visto come eri messo bene” ecc.

Parla sempre ad ogni atleta dandogli così dei riferimenti importanti su quello che lui ha visto.

Anche lui si arrabbia, quando è necessario, ma non urlerà, parlerà con un tono di voce arrabbiato (e non è la stessa cosa).

Detto ciò, vi chiedo  di rispondersi mentalmente alle domande qui sotto e di fare una riflessione autocritica di dove, come allenatore, vi collocate.

Domande:

– Sono della tipologia del primo, cioè, non do feedback se non solo per sottolineare l’errore, o sono della tipologia del secondo, cioè mi piace dare feedback, quindi parlare, ai miei atleti?

– Se non sono agli estremi a che punto sono ora? Sono nella zona intermedia (50 e 50, oppure 40 e 60, ecc.), sono più vicino ad uno rispetto all’altro?

– Cosa è più utile per la squadra, per far crescere i miei atleti: parlare, dare feedback positivi oppure no?

Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli

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