
Ecco una domanda che ogni allenatore che vuole migliorarsi si deve fare:
Che tipo di allenatore voglio essere?
Perciò in questo articolo andiamo ad analizzare quali sono gli aspetti, in noi stessi, prima di tutto e poi negli allenatori di riferimento, nei nostri allenatori ideali, nei mentori, su cui dobbiamo riflettere e che ci possono aiutare per andare verso l’allenatore ideale di ciascuno di noi.
Perché andiamo ad analizzare queste caratteristiche che adesso vedremo?
Perché analizzandole in sé stessi e negli allenatori “ideali”, si possono evidenziare eventuali aspetti da migliorare.
E perché lo facciamo?
Lo scopo è che analizzando questi aspetti negli altri verifichiamo se combaciano con i nostri, perché sappiamo che ogni anno non è uguale, dipende dal gruppo, dalla mia situazione all’esterno della palestra (casa, lavoro, famiglia).
Quindi è giusto che ciascuno mantenga sempre la consapevolezza e l’atteggiamento critico nei suoi confronti.
Che cosa dobbiamo andare ad analizzare?
Ecco quindi quali sono questi aspetti che caratterizzano il nostro allenatore ideale:
La Credibilità:
che cos’è la credibilità di un allenatore, da cosa è data?
Da quello che dice e come lo dice, da quello che fa e come lo fa, nel dare sempre la sensazione che quello che sta facendo sia motivato, ragionato, costruito per finalizzare le proprie idee, che sia aperto anche ad eventuali confronti e nel momento in cui qualcosa non funziona, sarà pronto e disponibile anche a cambiare.
Io allenatore, mi costruisco la credibilità a mano a mano che alleno sulla efficacia delle mie azioni.
Se io faccio e i miei atleti si rendono conto che il mio modo di allenare è efficace, è pensato e porta ad un risultato finale concordato, mi seguiranno sempre.
Se non è efficace e io sono in grado di capirlo, di accettarlo e modificarlo, io mi costruisco una credibilità nei loro confronti perché:
CREDIBILITÀ’ = FIDUCIA.
La Comunicazione:
ossia il suo tipo di comunicazione, come comunica, qual è la sua cifra comunicativa, la sua caratteristica nel modo di comunicare con gli atleti e con la squadra, non solo cosa dice, ma come lo dice, come arriva il messaggio alla squadra.
La comunicazione diventa inefficace quando il messaggio che l’allenatore vuole dare non arriva nel modo che lui pensava in partenza.
Cosa utile è chiedere conferma di quello che si dice “È tutto chiaro”, “Chi mi ripete quello che ho appena detto?”, “Avete domande? Possiamo iniziare?”.
Un allenatore ha delle competenze, cresciute nel tempo e con l’esperienza, ma molte volte non ha la capacità di trasmetterle ai propri atleti.
Sembra banale, ma è meglio chi sa 5 cose e ne trasmette 5 piuttosto di chi ne sa 10, ma arriva a trasmettere 2 ai propri atleti.
Il Modus operandi:
come lavora in palestra, ovvero come tendenzialmente lui si costruisce un allenamento e come lo gestisce.
Ci sono vari tipi di allenatori e ciascuno magari è un mix di tutti.
C’è l’allenatore che tende a sfiancare ad ogni allenamento i propri atleti, c’è l’allenatore che è inflessibile su tempi e modalità o tipi di esercizi,.
C’è l’allenatore che più di altri è elastico oppure dinamico, c’è l’allenatore che non dà ritmo, che si allunga troppo nelle spiegazioni invece di far fare esercizi, facendo diminuire così la concentrazione.
Un allenatore deve essere bravo ad adattare il proprio stile alle persone e non viceversa, nell’intento di dare agli atleti degli strumenti tecnici che permettano loro di essere non dei bravi soldatini, ma persone e atleti il più possibile autonomi.
Ricordatevi che la capacità di concentrazione è di un certo tipo, soprattutto negli adolescenti e quindi bisogna tenerne conto.
Non si può pretendere di avere sempre la concentrazione al 100%, ma bisogna tenerla sempre alta.
Come si può fare?
Questo è uno degli argomenti che trattiamo nel nostro progetto “Allenare gli allenatori ad allenare” che proponiamo alle Società Sportive e con incontri singoli agli Allenatori, anche via Skype.
Se ti sei incuriosito e vuoi approfondire l’argomento, contattaci qui.
Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli
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