COME FUNZIONA LA “SQUADRA IDEALE”

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giocatori che si stringono a centro campo

Ti vogliamo far riflettere, da un punto di vista di un Mental Coach Sportivo, di come funziona una “squadra ideale”.

Innanzitutto, che cos’è una squadra?

La squadra è una struttura aggregativa, tipica degli gli sport di squadra, in cui ciascun componente mette, o dovrebbe mettere, al servizio del raggiungimento dell’obiettivo comune le proprie caratteristiche psico-fisiche.

Infatti, nella squadra ideale, le caratteristiche di ogni soggetto si esaltano, si integrano e si completano con quelle degli altri, perché vi sono diversi ruoli da coprire.

D’altronde, in qualsiasi squadra il prodotto derivante dall’interazione dei singoli è costituito da azioni che, nel loro insieme, si prestano ad essere individuate come “atteggiamenti, comportamenti, personalità della squadra”.

Per spiegare meglio queste ultime parole, quante volte sentiamo dire e/o diciamo: ”quella squadra ha proprio una vocazione alla difesa”, oppure “questa squadra è molto aggressiva”, oppure ancora “questa è una squadra che, alla prima difficoltà, si butta giù”.

Ciò significa che riusciamo a vedere in una squadra un trend comportamentale caratterizzante, arriviamo addirittura a definirne dei tratti di “personalità”.

Ancora più importante da rilevare è che in una squadra ciascuno ha un ruolo diverso dagli altri e dalla integrazione delle sue azioni con quelle degli altri, si determina l’azione globale, che va verso il raggiungimento di un obiettivo comune.

Perciò possiamo vedere una squadra come un’orchestra, dove ogni giocatore suona il suo strumento (capacità fisiche, tecniche, ruolo), deve farlo seguendo uno spartito (tattica di gioco) scritto dal direttore d’orchestra (l’allenatore) e, il risultato sarà un suono d’insieme, piacevole, gradevole (il gioco).

Pertanto la squadra non è mai la risultante della somma delle caratteristiche psicofisiche dei componenti, È MOLTO, MOLTO DI PIÙ!

Così come può essere MOLTO, MA MOLTO DI MENO se l’interazione e la complementarietà non funzionano.

In ogni caso la risultante è un prodotto unico, con caratteristiche uniche e molto mutevoli proprio perché soggetto a delicatissimi equilibri.

In particolare, basta un granello di polvere a ritardare il movimento di un ingranaggio, il che si ripercuote su tutto il funzionamento del meccanismo. Così come basta un lieve soffio perché il granello si levi e tutto torni a funzionare.

Per esempio una piccola situazione di disagio di un giocatore (granello di polvere) può ripercuotersi con un effetto domino la cui entità, modalità e risultato finale sono altamente imprevedibili.

Molte dinamiche psicologiche e sociali riscontrabili in un gruppo vengono enfatizzate dalla specificità del funzionamento di una squadra.

In una squadra, come in un gruppo, si instaurano delle “relazioni diadiche”*, ovvero di coppia.

Infatti in un gruppo formato da due persone (A e B) vi sarà una sola relazione possibile (AB),

in gruppo di tre persone (A B C) ve ne saranno tre possibili (AB – AC- BC),

in un gruppo di quattro (A B C D) ve ne saranno sei (AB – AC – AD  – BC – BD -CD),

così via secondo una progressione definita dalla formula:

nx(n-1):2

dove “n” è il numero dei giocatori facenti parte della squadra.

Ad esempio, nella pallavolo la formazione base è fatta da 6+1 giocatori, la squadra tipo di allenamento è composta di 14 giocatori,

quindi le “relazioni diadiche “ possibili saranno:

nx(n-1):2 ovvero 14x(14-1):2 = 91

91 è un numero davvero grande se pensiamo che corrisponde al numero di rapporti interpersonali, la cui qualità può abbracciare l’intero spettro da “bellissimo” a “pessimo” passando per “normale”.

Tutto ciò dà l’idea della instabilità degli equilibri nei gruppi e dell’effetto dirompente che può avere l’inserimento di un nuovo soggetto o l’uscita di uno vecchio.

In aggiunta a questo, il tutto viene poi ulteriormente complicato se si considerano le possibili relazioni tra sottogruppi e tra singoli e sottogruppi.

Infatti, in una squadra si possono formare sottogruppi legati a differenti età, ai ruoli ricoperti, agli anni di permanenza nella stessa squadra e ad altre dinamiche sociali (scuola o altri ambienti frequentati, estrazione sociale etc., etc.).

Questo ci aiuta anche a spiegare come mai sia più difficile mantenere l’intesa nel gruppo all’aumentare del numero dei componenti, soprattutto quando questo aumento si innesta in un gruppo “storico”, oppure avviene in corso di stagione.

In questi casi si verifica spesso una diminuzione della efficacia del gruppo stesso, quanto meno in una fase iniziale, poiché è più difficile per ognuno interagire e comunicare efficacemente con ciascuno degli altri.

Parleremo ancora di squadra e di gruppo quindi continua a seguirci.

Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli

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*(nelle discipline psicologiche, indica un rapporto o relazione fra due persone o una interazione tra due aspetti psicologici e/o culturali)

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