
Le interferenze, esterne ed interne, impediscono al nostro potenziale di esprimersi pienamente per ottimizzare la nostra prestazione.
Tim Galloway, uno dei padri del coaching moderno, a suo tempo, racchiuse questo concetto in una formula, tutt’oggi ancora valida:
P= p – i
ovvero la Performance (P) è il nostro potenziale (p), meno le interferenze esterne e interne (i).
Quali sono le interferenze che possono indebolire la nostra performance?
Interferenze interne:
Paura del fallimento
Timore del giudizio
Autocritica feroce
Mancanza di autostima, autoefficacia e disciplina
Scarsa capacità di concentrazione
Abitudini
Convinzioni e credenze limitanti.
Interferenze esterne:
Mancanza di risorse economiche e alleanze
Relazioni negative basate su critica e giudizio
Clima, contesto e condizioni esterne sfavorevoli e penalizzanti.
Le interferenze esterne, non essendo esse totalmente sotto il nostro totale controllo, non possiamo più di tanto controllarle.
Infatti possiamo solo lavorarci per gestirle e attutire, il più possibile, il loro impatto nella nostra performance.
Le interferenze interne, che invece sono sotto il nostro totale controllo, sono le più pericolose perché sono tutte nella nostra mente.
Difatti quando acquisiamo la necessaria consapevolezza della loro nocività, possiamo lavorarci su.
Quindi ecco perché è fondamentale creare un percorso di allenamento mentale, aiutati da un Mental Coach , un professionista che ci fornice gli strumenti e le tecniche necessari per trasformare questi pensieri da nocivi a UTILI.
È chiaro che ci vorrà molto allenamento, ma vale la pena dedicarcisi per evitare che queste intrusioni possano sminuire la nostra performance, sulla quale abbiamo lavorato e investito tanto.
Con l’aiuto di un Mental Coach puoi trasformare i tuoi pensieri, ovvero il tuo dialogo interno, da negativi in POSITIVI.
Contattaci qui e noi, di Essebicoahing e tu Atleta, costruiremo insieme il tuo percorso.
Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli
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Davvero interessante. Amo la pallavolo e penso che un allenatore debba curare alla stessa maniera la forma psichica e quella fisica degli atleti perché l’una prepara il terreno alla seconda. Un atleta che sia motivato risponde positivamente in campo agli imput dell allenatore e rende al massimo. Ma se questa motivazione si spegne a causa di malumori, giudizi negativi dei compagni di squadra il solito scarica barile tra loro, la squadra non offre una permorfance al top. Disistima di sé… I miei compagni mi criticano perché non so alzare, schiacciare, fare muro. E diventa un circolo vizioso che solo un allenatore che curi questi problemi o di superego o di fragilità può correggere, facendo prendere coscienza di sé dei propri limiti che si possono superare o delle proprie doti che si possono mettere a servizio della squadra. Complimenti
Grazie