ALLENATORE: RIFLESSIONE SUL RUOLO – PARTE 2

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SCELTA TRA LE TRE FACCINE

In questa seconda parte parliamo della comunicazione tra l’Allenatore e i suoi atleti.

Partiamo dal principio che è IMPOSSIBILE NON COMUNICARE.

Basta un gesto, uno sguardo, una postura diversa per trasmettere qualcosa e i vostri atleti se ne accorgono.

Ci sono due tipologie di allenatori:

– quella che non utilizza il feedback e, se lo usa, usa solo quello negativo;

– quella che ne fa buon uso.

Gli esempi sono riferiti al mondo del volley, ma possono adattarsi a qualsiasi tipologia di sport.

Prendiamo la prima tipologia di allenatore.

Questa tipologia di allenatore oltre che in partita, anche durante l’allenamento non da feedback positivi, ma solo feedback negativi sull’errore esempio:

“hai tirato fuori” come se l’atleta non se ne fosse accorto.

Il tiro successivo l’atleta lo manda fuori e: “Anche questa è fuori”, ribadisco, come se l’atleta non l’avesse vista.

Domanda: anziché dire una banalità quale “hai tirato fuori”, non sarebbe più utile dire per esempio: “è uscita perché ti sei girato troppo con le spalle all’ultimo, cerca di stare più dritto, ecc.?”

Certamente sarebbe più utile all’atleta! Che ne dite?

E se la volta successiva sbaglia anziché ripetere la solita banalità dirle invece “hai ancora girato le spalle, stai più dritto”. Anche questo è utile, che ne dite?

Ma questo, ahimè, con questa tipologia di allenatore non succede, purtroppo per l’atleta, che in questo modo rimarrà ancorato al suo errore, non avendo avuto soluzioni dal suo punto di riferimento (l’allenatore, in questo caso lo chiamo allenatore e non coach perché il coach ha comportamenti diversi), e ogni volta che sbaglierà, avrà paura di guardarlo negli occhi, perché saprà che verrà “RIMARCATO SOLO L’ERRORE!“.

E quando invece l’atleta fa le cose bene, questo tipo di allenatore non da feedback di rinforzo, non stimola l’atleta a ripetere il gesto per cercare la gratificazione.

Nella testa dell’atleta sicuramente si forma questo pensiero: “si accorge solo quando sbaglio”, bella motivazione!

Con questo tipo di allenatore che parla poco, che non sa comunicare, che comunica solo in modo unilaterale, che non pensa alla crescita dei suoi atleti e della squadra, ma pensa solo al successo personale “IO devo vincere”, ci sarà una squadra che in allenamento e in gara sarà “terrorizzata”, avrà paura di fare qualcosa di nuovo, di provare, di osare perché teme la reazione dell’allenatore ad ogni errore.

E nello sport gli errori fanno parte del gioco, soprattutto nelle giovanili.

L’altra tipologia di allenatore è quella che, oltre che in partita, anche durante l’allenamento, danno feedback in continuazione facendo, sì notare l’errore, ma dando subito le informazioni per correggere il gesto tecnico o la situazione tattica.

Questa tipologia di allenatore parla molto con gli atleti, dà in continuazione ad ognuno feedback di rinforzo, perché sa che la gratificazione stimola alla ripetizione positiva del gesto, dà le informazioni al suo atleta perché l’errore non si ripeta.

E se l’atleta prova, osa qualcosa di nuovo, lo incoraggia a insistere dandogli però le informazioni per l’effettuazione corretta del gesto.

Userà frasi del tipo: “Ok la palla è uscita perché eri in ritardo; perché non hai chiuso bene il braccio; perché la spalla si è chiusa troppo e devi fare questo, questo e questo…”, oppure “buona questa; hai sentito che bell’impatto sulla palla; hai visto come eri messo bene” ecc.

Parla sempre ad ogni atleta dandogli così dei riferimenti importanti su quello che LUI ha visto.

Anche lui si arrabbia quando è necessario, ma non urlerà, parlerà con un tono di voce arrabbiato.

Detto ciò chiedo adesso ad ognuno di voi di rispondersi mentalmente alle domande che vi farò di seguito e di fare una riflessione autocritica di dove, come allenatore, È.

Domanda:

  • – Sono della tipologia del primo cioè non do feedback se non solo per sottolineare l’errore o sono della tipologia del secondo, cioè mi piace dare feedback, quindi parlare, ai miei atleti?
  • – Se non sono agli estremi a che punto sono ora, sono nella zona intermedia (50 e 50 oppure 40 e 60, ecc.), sono più vicino ad uno rispetto all’altro?
  • – Cosa è più utile per la squadra, per far crescere i miei atleti: parlare, dare feedback positivi, oppure no?

Questo è uno degli argomenti che trattiamo nel nostro progetto “ALLENARE GLI ALLENATORI AD ALLENARE”, riservato sia alle Società sia  agli allenatori di ogni sport (in questo caso con sessioni singole), anche via ZOOM,  per aiutarli nel loro lavoro, per quanto riguarda l’aspetto comunicativo e mentale.

Se vuoi conoscere come funziona contattaci cliccando qui.

Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli

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