COESIONE ALL’INTERNO DI UNA SQUADRA

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immagine stilizzata squadra in cerchio

Molto spesso con la coesione s’indica semplicemente un rapporto di amicizia che lega gli appartenenti ad una squadra.

La coesione viene  facilmente confusa con l’andare a mangiare insieme alla fine della partita o dell’allenamento, quindi quanti più atleti ci vanno, secondo la credenza, più la squadra è coesa.

Questo effettivamente è un momento molto importante perché così si attivano dei buoni rapporti sociali all’interno della squadra e farlo sicuramente sarà un aiuto in più alla coesione anche se non è il segnale maggiore di una coesione.

Col termine coesione si intende invece il processo dinamico che mantiene i membri di un gruppo insieme, uniti per raggiungere un obiettivo comune.

Quindi in una squadra, come in un qualsiasi gruppo umano, è molto importante che vengano mantenuti i rapporti umani positivi, mentre la coesione è un qualcosa di diverso che va oltre l’amicizia.

E’ impossibile infatti che in gruppi di 15 atleti si creino delle relazioni amichevoli profonde tra tutti.

Ciò che invece è importante, indispensabile e utile è che prenda forma tra i giocatori un sano rapporto di convivenza che consenta a ciascuno di sentirsi a proprio agio.

Il sentirsi a proprio agio permette loro di esprimere al massimo il suo potenziale (che sia quel che sia, 10 o 100) senza critiche da parte dei compagni, e che quindi l’atleta sia soddisfatto di appartenere al gruppo.

La coesione permette quindi ai vari componenti della squadra di riconoscere il gruppo come proprio, di sviluppare una spinta a sostegno del senso di appartenenza; il fenomeno della coesione di gruppo sta alla base dell’esistenza nel tempo del gruppo stesso.

Il modo migliore per lavorare sulla coesione è far sì che tutti gli appartenenti alla squadra siano motivati a portare a termine il compito di gruppo ovvero a raggiungere un OBIETTIVO COMUNE deciso dalla società e dall’allenatore, che deve essere chiaro per tutti, così che tutti possano identificarsi.

E’ importante che l’allenatore sappia sviluppare necessariamente il senso dell’appartenenza, l’uso nella comunicazione del “noi” sull’io, una condizione fondamentale, sia perché nasca un collettivo funzionante e vincente, sia per elogiare o criticare il gruppo.

Va allenata questa cultura del NOI perché nel sentirsi parte di un NOI ogni individuo sicuramente metterà in secondo piano i propri obiettivi personali e si dedicherà totalmente alla collaborazione, alla condivisione e a dare il suo aiuto alla squadra.

Con un po’ di pazienza e tanto allenamento ci si riesce.

Articolo di Bruno Sbicego e Antonella Brugnoli

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